Cari amici di Icaro in volo, come state? Il nostro viaggio di oggi parte da Murano, l’isola più vicina a Venezia: colorata, preservata, iconica patria dell’omonimo vetro. Arrivati con il treno a Venezia percepiamo subito il fascino e il mistero della città dei Dogi. Ad attenderci su un elegante imbarcazione c’è Giancarlo il nostro maestro vetraio di riferimento, in compagnia di Agnese Tegon, prima giovane donna che sta studiando l’arte della lavorazione del vetro. Dopo averci accolto calorosamente e averci traghettato verso l’isola vicina, attracchiamo alla prima banchina disponibile.
A tavola “Dai Frati”
Passeggiamo tra le stradine colorate, attraversiamo un bellissimo ponte e ammiriamo ogni dettaglio. Tanti i negozi che vendono statue colorate e gioielli. E poi c’è il Museo del Vetro. Tutto è unico. A pochi metri da noi si trova la trattoria ” Dei Frati” dove mangiamo un risotto eccezionale chiamato ” risotto di go” dall’omonimo pesce di laguna il cui nome completo è “ghiozzo”.
Ma come arriva il vetro a Murano?
La lavorazione del vetro nacque ad Aquileia. I barbari la invasero e costrinsero gli abitanti a spostarsi verso le isole dove fondarono Venezia e lì costruirono le fornaci. All’epoca le strutture erano in legno e si incendiavano facilmente pertanto il doge del tempo ordinò di spostare le fornaci nell’isola più vicina: Murano. Da quel momento in poi il segreto della lavorazione del vetro fu custodito qui. Murano non inventa quindi il vetro, ma oggetti che diventeranno simbolo di eleganza e lusso.
Maestri per un giorno
La giornata è tutta per noi e quello che faremo non sarà soltanto osservare il lavoro alle fornaci ma realizzare in prima persona un’opera che ci porteremo a casa: una riproduzione Picassiana. La prima sensazione che ci investe è senza dubbio il calore. Dinanzi a noi troneggiano due grandi forni di mattone refrattario che riscaldano a 1300 gradi. Scopriamo che questi forni non possono mai essere spenti, sono attivi giorno e notte, 365 giorni l’anno. Chiediamo se non sia pericoloso, ma ci viene spiegato che ci sono meccanismi sofisticati d’allarme immediato che portano a raffreddamento minimo il forno per ogni sbalzo di temperatura che esso subisce.
Non è solo vetro
Accanto ai grandi forni c’è una stanza da lavoro dove sono esposte delle vere e proprie opere d’ arte. Ricordiamo che le opere di Murano sono presenti nei più prestigiosi musei del mondo e gli oggetti di vetro sono protagonisti dei grandi film della storia del cinema ma anche lampadari, bicchieri, gioielli sono gli elementi di design che arricchiscono le case dei più appassionati.
Agnese
Come è noto, ad oggi quest’arte secolare è nelle mani di pochi artigiani e la sua sopravvivenza non è affatto scontata. La giovane Agnese è una delle pochissime ragazze che hanno deciso di portare avanti questa tradizione e di diventare Maestro vetraio. Alla nostra domanda “come mai gli altri ragazzi non vogliono intraprendere questa carriera?” ci risponde che “la vita da maestro è fatta di sacrifici: comincia all’alba e finisce la sera e fisicamente richiede forza e capacità di resistenza”.
Per essere più specifici: il vetro deve essere cotto tra i 1000 e i 1300 gradi – sotto i 900 si spacca e sopra i 1200 si fonde con la piastra che la sorregge e quindi accade spesso di dover cominciare più e più volte un’opera.
All’opera
Ma torniamo alla nostra avventura. Il maestro ci invita a toglierci i cappotti e ci dà una maglietta a maniche corte e un grosso guanto. Ci offriamo volontari per cominciare. Agnese passa a uno di noi il bastone che regge la piastra di ferro sulla quale si poggia il vetro da infornare. Appena il nostro collega prova a sollevarlo si sente svenire: è pesantissimo. Da lì capiamo che per lavorare qui ci vuole un fisico super allenato. Agnese sorride. E pensare che ci sembrava così minuta gracile.
Fuochi e fiamme
Agnese estrae dal forno il contenuto della nostra opera e la posiziona di fronte a noi girando delicatamente e in maniera costante il ferro dove è inserita l’opera. A questo punto il Maestro Signoretto (Giancarlo) ci invita ad accendere una delle due fiamme poste di fronte a noi che deve essere direzionata sull’estremità dell’oggetto in modo da modellare gli angoli. La realizzazione prosegue per tutto il pomeriggio seguendo le fasi di aggiunta progressiva di lava e cottura, finché il nostro piccolo “Picasso” prende finalmente forma.
Curiosità: di cosa è composto il vetro più famoso al mondo?
Questo vetro è un mix di sabbia silicea ricavata da una roccia di color chiaro mischiato con la soda. Ovviamente il tutto viene trasformato in liquido a temperature molto elevate. Ed in questa fase, quando la materia è ancora liquida, che entra in gioco l’abilità dell’artigiano: il vetro è molto morbido ed è più facile da plasmare e modellare.
La fase di finalizzazione e il rientro a casa
Sono passate diverse ore e siamo un pò tutti stanchi. Sul far della sera dobbiamo separarci dall’opera: ha bisogno di passare a un altro forno per la fase di raffreddamento (altrimenti il vetro scoppia) dove dovrà restare per tutta la notte e altri 3 o 4 giorni per “cucinarsi”. Entusiasti della nostra gita e “pieni” della passione che in questa giornata ci è stata trasmessa, decidiamo di tornare in stazione alla volta del primo treno con direzione Milano, sede della nostra redazione.
Un’eccellenza da sostenere
Il vetro Murano va sostenuto, promosso, acquistato e soprattutto protetto dalle imitazioni che nulla hanno a che vedere con la bellezza, la ricchezza e il sacrificio di questa magia. Questa gita e questo diario sono stati pensati per raccontarvi dei nostri artigiani, dei mastri vetrai che abbiamo conosciuto e di un’arte che noi tutti dovremmo valorizzare e che tutto il mondo ci invidia.
Se anche voi volete passare una giornata nelle fornaci di Murano contattate online il
Maestro Signoretto – Ig: giancarlo_signoretto_glass
mail: giancarlo@giancarlosignorettomasterglass.it
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